Come ogni passione che si rispetti e che è nata in tenera età, il mio amore per la storia dell’arte soprattutto è nato durante un trasloco. Avevo 7 anni e i miei avevano preso una casa più grande. Ricordo che secondo il mio punto di vista stavo aiutando mia madre che si barcamenava tra scatoloni, sacchetti dell’immondizia e una incredibile voglia di sbattermi fuori. Lampo di genio materno: Suze metti a posto i libri che sono in quelle scatole. Ricordo con molta nitidezza sia la soddisfazione di avere un compito da “grandi” e sia l’incredibile fatica occorsa per tirare fuori i volumi delle enciclopedie e i tomi d‘arte che mio padre comprava, io in quei libroni mi ci perdevo già solo ad osservare le coste, figurarsi averli lì pronti da sfogliare. Come dice la mia mamma “la curiosità uccise il gatto ma la soddisfazione lo riportò in vita”; non ci volle molto che al posto di riporre i libri decisi di sfogliarli, perdendomi nei quadri e nelle sculture: chiedendomi perché in alcuni ci fossero dipinte delle bellissime donne o chi erano quegli uomini a cavallo che portavano dei vestiti davvero strani. Esauriti i libri più grossi ne avevo trovato uno dalla copertina grigia, sgualcito e ingiallito con la costa consumata e una zattera sulla copertina. Sfogliandolo c’erano milioni di parole puntinate da macchioline grigie e gialle e alla fine del libro alcune illustrazioni fra cui un bozzetto di Géricault rappresentante la Zattera della Medusa. Tutte quelle persone schiacciate su quel quadrato di legno, la vela gonfia e il mare in burrasca mi avevano spinto ad andare dal mio fratellone a chiedere qualche spiegazione ma ricordo che mi liquidò frettolosamente. Quel giorno presi quel libro e senza chiedere niente a nessuno lo misi nella mia cameretta: mi sembrava mio di diritto, poverino era tutto rotto e ingiallito e credevo fosse compito mio prendermene cura. Quell’estate papà ci portò a Disneyland Paris e riuscimmo a passare anche qualche giorno a Parigi, la ville lumiere, una città a cui sono molto legata per moltissimi motivi. Su insistenza di mia madre riuscimmo a visitare una parte di Louvre e non immaginate la sorpresa quando superata la stanza della Gioconda mi sono ritrovata l’originale sotto il naso, che misura 5 metri per 7. Immaginate una minuscola bambina di 7 anni (sono sempre stata molto piccola) con il naso rivolto rigorosamente all’insù, un volto pieno di gioia e stupore allo stato puro (per me questa è la vera arte dei bambini: il sapersi stupire sempre). Ricordo che dentro di me scattò qualcosa: avrei passato ore e ore in quella stanza a perdermi tra i dettagli di quel rettangolo di tela, dimenticando il vociare della gente e il brusio di sottofondo. Da quel momento dentro di me si è accesa una passione così forte e una curiosità così intensa che non mi hanno mai abbandonato e che mi hanno portato a visitare tanti musei e ammirare il talento di moltissime persone che hanno costruito la storia. Al Louvre ho iniziato ad assillare mia madre con un milione di domande su quel quadro e non riuscì a rispondere ad ogni mio perchè ma pragmaticamente (come ogni mamma sa fare) mi comprò un libro che trattava del Romanticismo francese e fra quelle pagine c’era anche la Zattera di Géricault. Quel libro grigio e ingiallito mi ha seguito tutte le volte che ho cambiato casa e lo custodisco con molta cura per non dimenticare come tutto è iniziato ma soprattutto perché spero di donarlo ad uno dei miei figli, perché la storia è magister vitae.
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AutoreSono una mamma creativa che crede nel magico potere della cultura. Archivi
Luglio 2021
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