Durante questa estate stiamo passeggiando molto per le strade di Torino. Ho recuperato un vecchio telefono che i bimbi usano per fare le foto e sentirsi esploratori del mondo. Girovagando con lo sguardo all'insù e in giù ci siamo imbattutti in targhe commemorative dell'ANPI, monumenti, telamoni e cariatidi ma ciò che ha più incuriosito Emilio in primis e Carlotta che lo segue a ruota sono stati gli stemmi. Cos'e' uno stemma? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un salto molto lungo all'indietro, ai tempi dei cavalieri durante il Medioevo. A differenza degli antichi romani, che grazie alle riforme militario di Gaio Mario avevano diritto ad una divisa da battaglia, i cavalieri medievali dovevano acquistare la divisa a proprie spese e di conseguenza erano tutte diverse. Quando dovevano combattere era necessario saper riconoscere il nemico (un po' come le divise delle squadre di calcio) e quindi lo scudo, la sopravveste e la gualdrappa del cavallo presentavano in bella vista lo stemma. Lo stemma serviva anche per riconoscere i cavalieri che partecipavano ai tornei (i e i bambini abbiamo riguardato la Spada nella Roccia per fare ricerca). Con il tempo lo stemma diventa invece simbolo di potere e prestigio con cui si rimarca la proprietà di un palazzo o il finanziamento di una fontana (mi vengono in mente i Barberini) o di altra opera pubblica. Per fare un esempio più semplici ai bambini ho paragonato lo stemma della casata nobiliare allo stemmino che c'è sui cofani delle automobili. A casa gli ho mostrato alcuni stemmi ( nella gallery qua sopra ci sono anche delle piccole spiegazioni) e poi Emilio mi ha chiesto perchè anche noi non avevamo uno stemma da appendere fuori dalla porta, crederà di appartenere a qualche famiglia nobile? Allora l'altra mattina ho pensato che sarebbe stato divertente creare degli stemmi e inventare delle storie sulle imprese di queste famiglie. Occorrente: Cartone tagliato a forma di scudo Oggetti di recupero di ogni genere basta che siano proporzionati con lo scudo colla e scotch di carta Istruzioni: Preparate il tavolo con i materiali al centro più o meno suddivisi e lasciate che l'estro creativo si impossessi di voi. Una volta terminata la composizione si inventa la storia (io le scrivo su un taccuino). Fate due fori dietro allo scudo e infilateci un filo così da poter appendere la creazione! Abbiamo la famiglia cyborg dove tutti i componenti sono mezzi robot e mezzi umani, controllano i pesci e come arma segreta hanno dei dinosauri, la famiglia cumulo che non butta via niente, la famiglia Scarpone che ovviamente costruisce scarpe per tutte le persone buone e infine la famiglia Scimmietta pazza : un gruppo di scimmie super intelligenti che hanno fondato una città incredibile (si vede che stiamo leggendo parecchi libri sull'evoluzione :)
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Piccolo esploratore ha un carattere timido. Se gli si fanno troppe domande si chiude a riccio. All’inizio non riuscivo a trattenermi dallo spingerlo nella mischia: “Presentati, chiedigli come si chiama” o ancora “Dai un calcio alla palla che poi ti invitano a giocare”. Ho faticato ad accettare questo suo lato perché la timidezza è un’indole che abbiamo in comune. Ho sempre avuto pochi amici e non ho mai amato la confusione eccessiva (l’unica confusione che mi piace è quella creativa). Settembre si avvicina e lo “spettro della prima elementare” si palesa senza invito. Un grande traguardo per entrambi perché dovremo compiere grandi passi in direzioni opposte: io dovrò lasciare andare ansie e paure e lui dovrà accogliere tantissime novità. (Dentro di me so che è pronto, quella che non è pronta sono io). Dall’inizio di giugno abbiamo iniziato a familiarizzare con la Process art che non è solo un movimento artistico del XX secolo ma uno strumento di scoperta eccezionale che non solo stimola il pensiero creativo ma legittima il proprio io. process art L’idea diviene il motore che produce arte - Sol LeWitt-1967 - Nella Process art si dà enfasi al modo in cui si fa arte e non a cosa si vuole rappresentare. Creare senza un modello di riferimento è più complicato per i bambini grandicelli ma non per i piccolini ed è importante iniziare fin da subito questo esercizio per stimolarli nella scoperta e nella costruzione della loro voce. Da dove iniziare
Durante il lockdown ci era mancato il museo Durante il lockdown mi è mancato molto andare al museo. Lo scrissi anche in questo breve post nostalgico. A piccolo esploratore mancavano tantissimo i suoi compagni di classe e le sue maestre. Entrambi eravamo presi da sentimenti nostalgici e così abbiamo deciso di andare al PAV. Piccolo esploratore lo aveva già visitato due volte con la sua classe e si è offerto di farci da guida. Caricate le bici siamo partiti. Il PAV, acronimo di Parco d’Arte Vivente nasce dall’idea di Piero Gilardi, artista torinese celebre per i suoi prati natura e altre istallazioni interattive e dalla volontà di trasformare un’area industriale dismessa, dove fino ai primi anni novanta del ‘900 si producevano componenti per le automobili. Quando racconto ai miei bambini delle trasformazioni pazzesche che vengono fatte su degli edifici storici, colgo sempre incredulità e stupore: secondo loro un edificio non è in grado di cambiare la sua natura originaria (ci sto lavorando). Il PAV è un contenitore di vita e lo si nota fin da subito: l’arte si piega alla natura e alle leggi del tempo, ho infatti deciso che per poter apprezzare a pieno questo ecomuseo sia necessario visitarlo in diversi momenti dell’anno proprio per poter cogliere i cambiamenti vitali che si innestano tra le opere d’arte e il paesaggio. Piccolo esploratore era bellissimo nel suo ruolo da “guida”. Abbiamo iniziato subito con la sua opera preferita: il labirinto. Vederci tutti insieme a zigzagare tra le siepi mi ha fatto riflettere sull’idea stessa che l’uomo ha di arte. A volte siamo fossilizzati su dei preconcetti che arrivano da lontano (la famiglia, gli studi, i viaggi) e riteniamo che ci siano delle componenti ben definite a comporre i luoghi di cultura. Il museo secondo la maggior parte delle persone è un luogo che contiene oggetti: principalmente quadri e sculture tutte da guardare magari affiancati da una audioguida. Il PAV non è assolutamente tutto ciò. Il PAV è uno spazio di partecipazione capace di generare importanti esercizi di conoscenza. Se è vero che la visita al museo è una esperienza individuale e personale ritengo che sia fondamentale rafforzarla con il confronto ed è qui che interviene la forza del gruppo e di uno spazio come il PAV. Il vivente reale, con tutti i suoi processi, diventa il medium creativo Una delle cose più belle di questo posto è il dialogo che le opere d’arte riescono ad instaurare con il visitatore perchè abitano uno spazio reale con cui è possibile interagire in maniera tangibile. Insomma il PAV non si limita ad essere un contenitore di opere d’arte contemporanea dove vengono presentati progetti o esposizioni, ma è uno spazio dove la natura espone sé stessa e i suoi incredibili stimoli multi-sensoriali. Come visitare il PAV con i bambini. A differenza dei musei più tradizionali è possibile sperimentare una maggiore libertà, proprio perché si passa la maggior parte della visita all’aria aperta. Insomma nessun promemoria classico: non si tocca, non si corre. Mappa alla mano piccolo esploratore ci ha mostrato tutto. Dal labirinto, al “Potlach” di Norma Jeanne, passando per il Trèfle" di Dominique Gonzalez-Foerster. Non ci siamo troppo interrogati sui significati delle opere in sé perché sarebbe stato troppo complicato spiegargli concetti come paesaggio alla rovescia o lo sperpero rituale dei beni praticato dagli indiani di alcune tribù della British Columbia. Ci siamo concentrati su come quegli spazi davvero magici ci facevano sentire e abbiamo osservato la natura e la sua incredibile bellezza, ricavandone un piccolo reportage fotografico. Piccolo esploratore ha ricevuto da Babbo Natale una macchina fotografica che porta con sé in ogni avventura museale. Ha fotografato fiori, foglie e insetti. Ha corso giù dalla collina, si è arrampicato sui sassi fingendo di camminare su un ponte pericolante e poi si è seduto ad ammirare la scultura di Sara Enrico; “mamma guarda quello a destra sembra un verme rosso mentre quelle a sinistra sembrano le gambe di qualcuno che fa la verticale”. The Jumpsuit Theme è una scultura di cemento e pigmenti che racconta della doppia valenza della tuta: abito da lavoro di stampo fordista e primo vestito per l’infante perfetto per i momenti di gioco. Piccolo esploratore con la sua ingenuità e il suo sguardo infantile è riuscito immediatamente a cogliere il lato giocoso dell’opera stupendomi ancora una volta. Dopo aver corso in lungo e in largo l’ultima chicca di questo posto così ricco di stimoli è l’area gioco attrezzata che ha permesso a me e al padre (l'uomo che parla poco) di sostare all’ombra e rilassarci un momento. A causa delle disposizioni COVID-19 non è possibile visitare l’interno e ne sono molto dispiaciuta perché c’è un’opera di Gilardi che ero molto molto curiosa di vedere (mio figlio me ne ha parlato molto in entrambi i casi in cui è andato con la scuola) “Labirintico Antropocene” ma appena sarà possibile ci ritorneremo.
Andate a visitare questo bellissimo museo, soffermatevi con i vostri figli sui dettagli, fategli fare un reportage fotografico con il vostro cellulare e poi a casa confrontate le foto con le piante che avete in casa o in giardino. In alternativa portatevi un blocchetto per gli schizzi e delle matite e disegnate insieme in plein air. Godetevi questo posto e fate in modo che vi sia uno scambio tra la natura e le emozioni che generi un dialogo organico tra voi e i piccoli visitatori, ricordate che due persone non vedono un’opera allo stesso modo ma che dall’unione di diverse opinioni si riuscirà a vivere una esperienza coinvolgente. Clicca qui per Si racconta che una delle prime parole dette dal Picasso bambino fu: “piz-piz”, l’abbreviazione di lapiz cioè matita. Io credo che la prima parola di piccolo esploratore (se escludiamo il vocabolo mamma di cui ancora abusa) sia stata “erde” per indicare il colore del suo dinosauro preferito, chissà magari diventerà un paleontologo anche se per ora non è in grado di trovare nulla al contrario di pazza scatenata che è una cercatrice nata. Torniamo a Maria, io la immagino come una donna di polso, risoluta e determinata, capace di vedere le doti del figlio. Picasso ricorda con chiarezza la madre che gli infonde una dose extra di incoraggiamento dicendogli: “Se farai il soldato, sarai generale; se diventerai monaco, sarai Papa”. Anche io ho fiducia nelle doti di Piccolo Esploratore ma quando mi dice che da grande vorrebbe aprire una pasticceria per oranghi oppure una gelateria per lumache non so mai bene come controbattere. Questa donna nell’arco di 4 anni si sobbarcò la bellezza di 2 traslochi e nel mezzo partorì pure altre 2 figlie: Lola e Conchita. I miei complimenti!!! Anche perché mi immagino a traslocare verso la fine del 1800 con gli agi e il confort degli scatoloni, del pluriball e dello schotch sul calesse. modificare. All’età di 42 anni Maria deve affrontare la morte di tubercolosi di Conchita e la partenza di Pablo prima per Madrid e poi per Parigi. Dopo un primo difficile periodo in cui il figlio alternerà la capitale francese a Barcellona, le visite si faranno più rade ma Pablo non dimenticherà mai che è da sua madre che ha tratto il senso dell’umorismo, il fisico robusto e l’agio di sapersi muovere nell’assurdo.
Non dimentichiamoci del numero abbastanza robusto di nuore o presunte tali che le toccò conoscere: almeno 3 unito ad una confusione di nipotini, non oso immaginare i pranzi di Natale. Maria morì alla veneranda età di 84 anni cosciente di aver donato al mondo intero un grandissimo artista. Io provo a vedere se alle lumache piace il gelato, sia mai che anche io aiuti il mondo. Mi manca andare al museo. Mi manca la quiete del museo. Mi manca perdermi nei quadri o girare intorno alle sculture. Scrutarne i dettagli più minuti, pensare a quanta manualità c’è dietro, immaginarmi l’artista che piano piano toglie mentre il miracolo della creazione è in atto. Mi manca l’avvicinarmi e l’allontanarmi dall’opera per poi andare in un’altra sala e prontamente tornare sui miei passi per ridare un’altra occhiata a quel dettaglio che non riesco a togliermi dalla testa. Mi manca tenere per mano piccolo esploratore e perdermi nei quadri con lui. “Cosa ci vedi?” “ un drago che mangia nuvole” - “e quelle macchie rossastre? Cosa saranno?” “Sono fiori che scendono dalla nuvole, pensa che bello se al posto dell’acqua piovessero fiori?” L’arte è la lente con cui sono abituata a misurarmi con il mondo. E quando sono diventata mamma è stato automatico il mio portare piccolo esploratore al museo. Lui stava dentro al marsupio e io mi rilassavo, ogni tanto gli sussurravo un pensiero. Il museo per noi due è quasi come il parco giochi e ci manca tanto.
Unforgettable childhood – L’infanzia indimenticabile Sabato mattina, ore 10:32, un gelo polare. Mammamuseo e Piccolo Esploratore varcano le soglie del Polo del ‘900. Uno spazio che le permette di ritrovare il suo amore per la storia e per l’arte. Il museo non bisogna immaginarselo come un’istituzione, il museo è uno spazio dove le emozioni corrono veloci, dove i ricordi si mescolano con il presente; uno spazio dove la mente è libera di fare tutti i voli pindarici che gli pare. La mostra “Unforgettable childhood – L’infanzia indimenticabile” si compone di 80 opere che mescolano l'essere bambini, la nostalgia, frammenti di ricordi e ovviamente il gioco. " La vita è più divertente se si gioca" Roald Dahl Il gioco è la componente fondamentale dell’essere bambini. Ci sono artisti che hanno scavato nei ricordi (anche dolorosi- come la guerra) e artisti che hanno giocato con le loro memorie ricreando dei readymade rettificati fantastici e di grande potenza evocativa. Ma Mamma Museo e Piccolo esploratore non si sono limitati a visitare la mostra: hanno prenotato la visita guidata per famiglie. Non nascondo lo scetticismo iniziale: solitamente questi tour sono impostati come una lezione frontale il cui pathos è manovrato dalla guida stessa che non sempre è capace di parlare ai bambini. Dopo aver snocciolato qualche informazione solitamente il tutto si conclude con un bel collage e l’esperienza risulta decisamente incompleta. Fortunamente Mamma Museo si è dovuta ricredere. Il “Signor Bombetta” ha stravolto la frontalità e ucciso il tour guidato e per questo lo ringrazio. Ho CORSO (esatto in un museo si può correre), giocato, gattonato, osservato a volte con gli occhi e a volte con le orecchie le opere presenti ma soprattutto ho compreso ancora meglio cos’è un museo per Piccolo Esploratore. La dimensione educativa è stata stravolta e per qualche ora ho messo da parte (con incredibile gioia) i panni del genitore super-attento e ho giocato pure io e mi sono divertita tanto. Ho disegnato piccoli dettagli dei quadri senza soffermarmi troppo sui significati e i concetti e con mio incredibile piacere ho ri-scoperto che al museo bisogna andarci non tanto per le informazioni quanto per le emozioni che le opere d’arte sanno donare. Insomma il Polo del ‘900 e il signor Bombetta non ci hanno chiesto di ascoltare e imparare ma ci hanno concesso il privilegio di partecipare ad una vera esperienza narrativa in cui tutti eravamo protagonisti. Abbiamo collaborato tutti insieme (genitori, bambini e peluche) e c’è stato questo cedere la Storia alle storie; c’è stato questa volontà di lasciare il sapere alle persone comuni perché se la Storia si veste di monumentalità si allontana dal nostro mondo e da quello dei bambini. Invece il dialogo tra Storia e storie genera automaticamente altre storie che i bambini amano raccontare. Quest'opera di Isa Locatelli si intitola Libreria Giocosa e mi ha riportato dritta ai ricordi di Natale. A quando a casa di mia nonna in Olanda ammiravo le sue librerie giocose, piene di piccoli oggetti (perfetti per le mie piccole mani) che avrei tanto voluto toccare. Mi ricordo la magia tutta infantile di trasformare oggetti di uso comune in manufatti magici. Fai clic qui per modificare. Ci sarà un’altra visita guidata il 7 dicembre e la consiglio vivamente a tutti coloro che vogliono mettersi in gioco e giocare con l’arte insieme ai loro figli, una esperienza davvero davvero bella. Una volta usciti dal grande palazzo di mattoni Piccolo Esploratore mi ha detto: “Mamma lo sai che il museo sono i miei piedi?” Grazie Signor Bombetta. Quando racconto che vado a visitare un museo o una mostra con entrambi i miei figli, la gente pare incredula. "Come fai a tenerli buoni?", "Non ti smebra di buttare via i soldi del biglietto", "Mi sembra una cosa così faticosa". Non è certo una passeggiata perchè non ho due soldatini iper-obbedienti che eseguono ogni comando ma non demordo perchè voglio trasmettergli questa mia grande passione. Ecco 5 buoni motivi per portare i bambini più spesso al museo: 1) IMPARARE COSE NUOVE E STIMOLARE L'INTELLIGENZA Il compito più importante di un museo è quello di coinvolgere ed educare la comunità. Le mostre temporanee stimolano interesse verso una determinata area di studio e le collezioni permanenti invece raccontano la storia del museo stesso. Le nuove tecnologie e le attivotà laboratoriali per famiglie stimolano ed educano, insomma è qusi impossibile uscire da un museo senza aver acquisito alcuna informazione. 2) I MUSEI DONANO L'ISPIRAZIONE I musei forniscono ispirazione, stimolano connessioni personali sul campo e donano nuovi punti di vista. Spesso mio figlio dopo aver visitato un museo mi chiede di tornare a casa per creare e rielaborare ciò che ha visto. E' molto stimolante. 3) VISITARE UN MUSEO E' UN MODO FANTASTICO PER PASSARE DEL TEMPO IN FAMIGLIA Improvvisarsi guida turistica per i propri figli è un'attività decisamente stimolante, un'esperienza di apprendimento condivisa oltre che un bel modo per confrontare i gusti di ogni membro. 4) IMPARARE AD AMARE LA STORIA I musei custodiscono la storia e grazie alla loro interattività insegnano aspetti di una determinata materia che a volte sono trascurati dalle scuole. Non importa se tu porti un bambino a visitare una galleria di arte moderna, un museo di antichità o il planetario, la storia ha comunque avuto un impatto su qualunque cosa tu stia visitando. Come genitore, non devo essere esperta in materia ma posso stimolare i miei figli leggendo le targhe, ponendo domande e incoraggiando l'amore per la storia. 5) IMPARARE A CONFRONTARE E CONTRAPPORRE I musei offrono ai bambini l'opportunità di confrontare e mettere in contrasto ciò che è importante per loro, il che porta a sviluppare il pensiero critico. Un museo d'arte conterrà vari tipi di opere e mentre passeggiano noteranno differenze nello stile, nei soggetti e nelle tecniche artistiche, sta a noi genitori stimolare delle conversazioni interessanti. Vi auguro di passare un bellissimo fine settimana al museo. Come ogni passione che si rispetti e che è nata in tenera età, il mio amore per la storia dell’arte soprattutto è nato durante un trasloco. Avevo 7 anni e i miei avevano preso una casa più grande. Ricordo che secondo il mio punto di vista stavo aiutando mia madre che si barcamenava tra scatoloni, sacchetti dell’immondizia e una incredibile voglia di sbattermi fuori. Lampo di genio materno: Suze metti a posto i libri che sono in quelle scatole. Ricordo con molta nitidezza sia la soddisfazione di avere un compito da “grandi” e sia l’incredibile fatica occorsa per tirare fuori i volumi delle enciclopedie e i tomi d‘arte che mio padre comprava, io in quei libroni mi ci perdevo già solo ad osservare le coste, figurarsi averli lì pronti da sfogliare. Come dice la mia mamma “la curiosità uccise il gatto ma la soddisfazione lo riportò in vita”; non ci volle molto che al posto di riporre i libri decisi di sfogliarli, perdendomi nei quadri e nelle sculture: chiedendomi perché in alcuni ci fossero dipinte delle bellissime donne o chi erano quegli uomini a cavallo che portavano dei vestiti davvero strani. Esauriti i libri più grossi ne avevo trovato uno dalla copertina grigia, sgualcito e ingiallito con la costa consumata e una zattera sulla copertina. Sfogliandolo c’erano milioni di parole puntinate da macchioline grigie e gialle e alla fine del libro alcune illustrazioni fra cui un bozzetto di Géricault rappresentante la Zattera della Medusa. Tutte quelle persone schiacciate su quel quadrato di legno, la vela gonfia e il mare in burrasca mi avevano spinto ad andare dal mio fratellone a chiedere qualche spiegazione ma ricordo che mi liquidò frettolosamente. Quel giorno presi quel libro e senza chiedere niente a nessuno lo misi nella mia cameretta: mi sembrava mio di diritto, poverino era tutto rotto e ingiallito e credevo fosse compito mio prendermene cura. Quell’estate papà ci portò a Disneyland Paris e riuscimmo a passare anche qualche giorno a Parigi, la ville lumiere, una città a cui sono molto legata per moltissimi motivi. Su insistenza di mia madre riuscimmo a visitare una parte di Louvre e non immaginate la sorpresa quando superata la stanza della Gioconda mi sono ritrovata l’originale sotto il naso, che misura 5 metri per 7. Immaginate una minuscola bambina di 7 anni (sono sempre stata molto piccola) con il naso rivolto rigorosamente all’insù, un volto pieno di gioia e stupore allo stato puro (per me questa è la vera arte dei bambini: il sapersi stupire sempre). Ricordo che dentro di me scattò qualcosa: avrei passato ore e ore in quella stanza a perdermi tra i dettagli di quel rettangolo di tela, dimenticando il vociare della gente e il brusio di sottofondo. Da quel momento dentro di me si è accesa una passione così forte e una curiosità così intensa che non mi hanno mai abbandonato e che mi hanno portato a visitare tanti musei e ammirare il talento di moltissime persone che hanno costruito la storia. Al Louvre ho iniziato ad assillare mia madre con un milione di domande su quel quadro e non riuscì a rispondere ad ogni mio perchè ma pragmaticamente (come ogni mamma sa fare) mi comprò un libro che trattava del Romanticismo francese e fra quelle pagine c’era anche la Zattera di Géricault. Quel libro grigio e ingiallito mi ha seguito tutte le volte che ho cambiato casa e lo custodisco con molta cura per non dimenticare come tutto è iniziato ma soprattutto perché spero di donarlo ad uno dei miei figli, perché la storia è magister vitae. |
AutoreSono una mamma creativa che crede nel magico potere della cultura. Archivi
Luglio 2021
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